“Cari artisti, basta prendere per il culo la gente”

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A vederlo, non si direbbe che Bugo sia ad appena qualche settimana dall’abbandonare la musica. Arriva negli studi di LePark, dove abbiamo appuntamento, subito dopo pranzo, con la sua voce scherzosa che si sente dal corridoio. “Allora, cominciamo?”, chiede. Ha la fretta di chi ha bisogno di dire la sua, di fronte a un annuncio che molti avranno faticato a prendere sul serio, soprattutto nel pieno della pletora di reunion – sensate o no che fossero – che negli ultimi due anni abbiamo potuto notare: un ultimo concerto, in programma il prossimo 1° aprile all’Alcatraz di Milano (per di più annunciato durante una conferenza stampa con Valerio Lundini nei panni di Bugo), e poi chi s’è visto s’è visto.

E invece Bugo fa sul serio, o almeno così rivendica fino in fondo. Anche il nome del live è abbastanza esplicativo: “Mi Sono Rotto I Coglioni… Ma Per Fortuna Che Ci Sono Io”, mettendo insieme uno dei suoi brani più iconici e il suo ultimo disco – “anche se non me lo avete cagato vi voglio bene lo stesso”, scherza quando gli dico che sono di Rockit -, , uscito nel marzo del 2024. Partiamo da qua, dalla fine, per capire i motivi di questa scelta dopo una carriera che l’ha visto fare qualsiasi cosa, come ripercorrevamo nella puntata di Venticinque a lui dedicata. Compresi due Sanremo anomali per tantissimi punti di vista, non solo per la famigerata questione Morgan e quel fastidioso “Dov’è Bugo?”. Ora Bugo, com’è umano che sia, ha deciso di cavarsi fuori da tutto quanto. E qua ci racconta per te, senza alcun tipo di filtro.

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Quando hai deciso di mollare?

Ci sono stati dei segnali, soprattutto a livello creativo, già da diversi anni. Già nel 2017, poi un po’ più a fuoco all’inizio del 2018, ho iniziato a ragionare su come volevo affrontare gli ultimi anni della mia carriera. Nel 2021 ho detto che volevo fare l’ultimo disco, che già ce l’avevo in mente, e l’ho fatto.

Mick Jagger una volta ha detto: “Quando arriverò a trentatré anni smetterò. Non voglio fare la rockstar per tutta la vita”. Tu come immaginavi avresti chiuso la tua carriera quando hai iniziato?

Non ci ho mai pensato in realtà. A 25 anni non pensi a come ti ritiri, però di una cosa ero sicuro: non avrei mai voluto fare una carriera noiosa, troppo razionale, troppo professionale.

In effetti chiudere il 1° aprile non è una scelta affatto noiosa, anzi…

Se volete la noia… Però non c’è nessuna porta aperta. La decisione è definitiva: ultimo concerto, ultimo disco, scomparirò anche dei social. È come se fossi morto artisticamente. Voglio che sia un gesto radicale, definitivo e l’ho voluto fare con un concerto.

Se ti chiamano ospite in un disco o qualcosa di simile, ci vai?

Be’, la cosa dell’ospite è diversa, eh. Vedi che già mi hai aperto una porticina? Se mi chiamano su un disco magari ci vado e dico che mi chiamo Franco. Comunque non lo so, magari anche banalmente mi viene voglia di scrivere una canzone, no? Intanto ho preso questa decisione e so che la manterrò. Le variabili le gestirò sul momento. Il mio pubblico sa che sono uno che mantiene la parola. Se mai mi ripresenterò è perché è una cosa un po’ fuori dallo standard.

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Cosa pensi che ti mancherà di più della musica?

Niente. I ricordi che ho avuto sono bellissimi, tutti gli amici, tutti i musicisti con cui ho suonato, i produttori, i discografici. L’Italia mi ha accolto, io lo dico sempre quando sento parlare male dell’Italia. Non mi mancherà niente, quello che ho avuto l’ho cercato, l’ho voluto. Non sono uno che si guarda molto indietro. Io sono un fatalista: non me ne frega un cazzo se la vita mi ha posto davanti a cose facili o difficili.

Adesso dove vivi?

Sono da tre anni a Bruxelles, giro per il lavoro di mia moglie. Lei è la cosa più bella del mondo per me.

È facile seguirla in giro per il mondo?

A me non pesa. Ci sono persone a cui traslocare pesa, è il trauma della loro vita, a me non frega un cazzo se devo spostarmi. Non mi lego alle cose, mi lego alle persone, che in questo caso sono mia moglie e i miei figli. Se mia moglie mi dice un giorno che ci dobbiamo spostare e devo buttare via tutto, io butto via tutto.

Come ha influenzato il cambiare casa nella tua musica?

In realtà è una cosa stimolante, ma nella mia carriera i miei spostamenti non hanno influito sulla mia musica. Per dire, io ho vissuto in India, non ho mai fatto un disco di merda col sitar. Lì ho pure dormito nella stanza dove aveva dormito George Harrison nel 1966. Avrei potuto scrivere un disco intero solo su sta cosa. E c’ho anche pensato: “Cazzo, ci metto il sitar dentro”. Poi mi sono detto: “No, che cazzo vuole George Harrison?”. Pezzo di merda lui, lo yoga e la meditazione, che a me fa schifo. Sarei falso a mettere qualcosa così nei miei dischi, direi una cosa ai miei fan falsa. A George interessava, lo adoro, ma io non sono come lui.

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Dopo Sanremo e la questione Morgan com’è cambiata la tua vita?

Non era scontato che a 45 anni andassi a Sanremo. Non ci sono andato come Tananai, un giovane e bello, ma uno conosciuto solo dal giro alternativo. Volevo provare cos’era e mi è pure andata bene, perché il bordello che è successo, nel bene o nel male, mi ha fatto capire cos’è la popolarità. Non sono mai stato televisivo, la televisione mi interessa poco. Io quando l’ho pensato, nel 2018, ho detto, “Io voglio finire la mia carriera, fare due Sanremo e chiudere con un altro disco”. Per me non ero scontato.

È un momento storico in cui si vedono un sacco di reunion e di tour celebrativi di dischi. Tu che ne pensi?

Schifoso, bruttissimo tutto. È una merda. Io amo gli Oasis, ma il tour di reunion è inconcepibile, è il segnale che il rock è morto. Ma era già morto con loro, a Knebworth, per me. La sensazione che ho non è tanto la musica il problema. Quando io sento dire oggi: “La musica non è bella, dobbiamo far andare il rock e il radio”, io penso: “ma che cazzo vuoi? Il rock non è che deve andare il radio”. Non decidi tu se il rock deve andare il radio. Lo decideranno i giovani. Purtroppo quello che vedo io è che i numeri che fanno le band che fanno rock con le chitarre hanno dei numeri bassi, che per me non è un certificato che sono scarsi. Hai solo 10.000 views? Cazzo, vado a vedere perché. Questa cosa delle views sta diventando una roba ridicola. Sembra che se non ho un milione di views non ci sia qualità. Non vorrei essere nei tuoi panni. Il problema è che manca il pubblico, capito? Se uno cresce con questo (indica il telefono, ndr), in più ci metti i social network, più chatGPT, che gli puoi dire “cagami addosso” e ti caga addosso… Dov’è la bellezza dello sforzo, il sacrificio, lo sporco, l’imprecisione?

Chi ti piace che fa musica oggi? Dicci un nome.

Visconti, lo conosco anche. Mi piace un casino lui.

Come si fa una scaletta per un concerto finale?

Ho una linea guida generale. Avendo fatto dieci dischi molto diversi tra loro non posso fare un concerto dove mi metto a cambiarmi d’abito. Io non voglio fare il trasformista alla David Bowie, a me mi fa schifo quella roba. Il live avrà un’impronta rock, come il mio ultimo disco, devo scegliere almeno 2-3 pezzi da disco perché li coprirò tutti.

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Cosa dobbiamo fare per convincerti a cambiare a idea sul mollare?

Non mi dovreste convincere, dovreste essere contenti. Chi vi obbliga ad andare avanti, cari artisti? Non avete più un cazzo da dire e fate i dischi. Quindi prendete per il culo la gente. Almeno io lo dico che mi sono rotto il cazzo. Non ho più voglia di scrivere canzoni, non mi diverto più. Il problema sono io che lascio e lo dico onestamente a te, ai miei collaboratori, al pubblico, a mia moglie, alla mia famiglia, o quelli che fanno finta di andare avanti, che parlano del loro disco senza che ne abbiano la voglia o l’entusiasmo? Io ho voglia di parlare del mio disco – che non mi avete cagato, Rockit, pezzi di merda -, vedi come te lo racconto! A parte gli scherzi, ne sono molto contento, ma vedo artisti che vanno avanti senza voglia, diventano un pessimo esempio per i loro fan. L’artista dovrebbe fare un lavoro un po’ fuori dal coro, dare dei segnali diversi. Ecco perché tutti i miei eroi non sono come queste merde: i miei eroi sono gente che ha fatto direttamente scelte radicali, come Mina o Battisti. Io sento che se dovessi fare un altro disco adesso prenderei per il culo tutti.

Cosa farai adesso?

Boh. A Rockit avete bisogno di un giornalista di 50 anni?


L’articolo Bugo si è rotto i coglioni: “Cari artisti, basta prendere per il culo la gente” di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2025-03-14 14:00:00



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