Immaginate un festival musicale in cui ogni canzone, ogni artista e persino ogni strategia di comunicazione siano interamente creati dall’intelligenza artificiale. Un evento in cui il talento non nasce da un’ispirazione umana, ma dall’elaborazione di algoritmi avanzati e reti neurali. Ecco, questa cosa esiste: si chiama Saremo AI Music Festival, ed è il primo festival musicale interamente generato dall’AI. A parlarcene per primo è stato Danilo Masotti, agitatore culturale bolognese il cui principale – e non indifferente – contributo all’umanità è quello di aver reso celebre il termine Umarell, durante la prima puntata del nostro podcast sanremese Ostaggi dello Stato.
Come funziona? Con 27 concorrenti virtuali in gara, ognuno con una propria biografia, un proprio stile musicale e un’identità social gestita in tempo reale da un agente AI, SAREMO AI rivoluziona il concetto stesso di evento musicale. Ogni artista digitale interagisce con il pubblico attraverso post social, risponde alle reazioni degli utenti e modifica la propria strategia di comunicazione in funzione delle classifiche e delle tendenze online. Le diverse intelligenze artificiali non si limitano a generare musica, ma entrano in una sfida dove sono le reazioni del pubblico a determinare il successo o l’oblio di ogni artista virtuale.
L’aspetto surreale è proprio questo: fino al 3 aprile 2025, il pubblico potrà votare le canzoni sul sito ufficiale, commentare e interagire sui social, influenzando le sorti della competizione. Ogni interazione modella l’andamento della classifica e alimenta dinamiche di rivalità, alleanze e scandali – tutti elementi orchestrati dall’AI per rendere il festival ancora più avvincente.
I premi in palio sono quattro. C’è il premio del pubblico, assegnato alla canzone più votata sul sito ufficiale, ma anche il miglior personaggio social, determinato dal livello di interazione sui social network (like, commenti, condivisioni). Ci sono anche il premio Freak assegnato da una giuria umana e intitolato a Freak (“questa cazzata gli sarebbe piaciuta molto!”, ha commentato ridendo Danilo durante il podcast) e il premio Giovani – scelto da una giuria di adolescenti, per premiare l’artista virtuale più vicino alle nuove generazioni.
Gli artisti e i brani in gara, poi, sono qualcosa a metà tra il grottesco e l’irresistibile. Scorrendo i nomi dei concorrenti – li trovate tutti nella playlist qua sopra – troviamo cantanti come OrcoBimbo, col brano Quando ero vecchio, oppure Er Gastolano con Sbarre e silenzi, o ancora Don Pedro Gaetano Francesco Ingravallo Pirobutirro che cantaFulmine a Villa Bertoloni. C’è della follia neanche troppo latente, avviata da un input umano: “Ogni cantante nasce da una brevissima biografia fornita da un autore umano, che stabilisce i tratti essenziali del personaggio”, come viene spiegato sul sito di Sanremo, dopodiché “un’IA testuale espande la biografia iniziale, definendo in modo completo il background, il genere musicale e le tematiche affrontate dal cantante e i testi coerenti, con lo stile e la personalità del cantante, mentre un sistema AI di text-to-audio trasforma il testo in musica, combinando melodia e arrangiamenti”.
A corredo del sito viene anche pubblicato un manifesto che spiega la natura di questo progetto, tutt’altro che apologetico nei confronti dell’intelligenza artificiale. “Il SAREMO Festival vuole stimolare domande e dibattiti. Cosa significa creatività nell’era delle macchine? Se una canzone può emozionarci senza
che nessuno l’abbia scritta, come cambierà il nostro rapporto con l’arte e la cultura?“, si può leggere nel manifesto di Saremo. “Il nostro obiettivo non è solo intrattenere, ma soprattutto stimolare una riflessione profonda. Perché, alla fine, SAREMO non riguarda solo cosa faremo con l’IA, ma cosa diventeremo grazie (o a causa) di essa”. Certo è che, a occhio, un festival così potrebbe essere ben più entusiasmante di quello reale…
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L’articolo E se il Festival di Sanremo in realtà non esistesse? di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-02-11 16:49:00