Weekly AI news è la nostra rassegna settimanale sulle notizie più rilevanti legate al mondo dell’intelligenza artificiale.
Il mondo dell’intelligenza artificiale inizia a preoccuparsi per l’arrivo dei dazi annunciati dal neo eletto presidente USA Donald Trump. Saranno coinvolti Canada, Cina e Messico. NVIDIA, leader mondiale dei microprocessori AI, è in procinto di aprire il suo più grande impianto di produzione proprio in Messico. I dazi potrebbero rendere ancora più cari i già costosissimi chip dell’azienda, aumentando di conseguenza i prezzi di tutta la filiera.
Le mosse dell’ormai braccio destro di Trump, Elon Musk, continuano a lasciare perplessi. La nuova fissa di Musk è quella di rivoluzionare la medicina con l’AI. Con Neuralink mira alla creazione di un braccio meccanico controllabile con un chip nel cervello. Intanto propone agli utenti di X di caricare le loro radiografie sul social network per accelerare l’addestramento di Grok, iniziativa che bypassa completamente ogni minima preoccupazione sulla privacy. Progetti che appaiono sempre meno conciliabili con il suo nuovo ruolo istituzionale.
Attendendo le evoluzioni trumpiane i Paesi del mondo continuano il loro posizionamento sullo ‘scacchiere artificiale’. Il Giappone, rimasto indietro nell’innovazione, intende recuperare il terreno perso e stanzia altri 1,5 trilioni di yen (circa 9,9 miliardi di dollari) per potenziare i suoi sforzi nel campo dei chip. In prima linea è il progetto Rapidus, neo-costituita azienda di semiconduttori che promette di competere con TSMC e Samsung con l’aiuto di IBM.
Microsoft annuncia intanto un nuovo programma di formazione AI in Polonia per dotare un milione di persone di competenze in materia entro la fine del 2025.
A tal proposito suscita interesse un nuovo studio condotto dalla società indiana Freshworks su oltre 4.000 lavoratori. Lo studio rileva che molti di loro usano l’AI per attività di routine, ma rimangono restii ad affidarle compiti dedicati incentrati sull’uomo. Un dato interessante della ricerca riguarda il Regno Unito: nonostante si proponga come Paese centrale dell’AI mondiale, si distingue come il meno a suo agio nel delegare compiti interpersonali alla tecnologia.
C’è un continente che sorprende per la tendenza opposta: in Africa sono sempre di più le magistrature che intendono implementare l’intelligenza artificiale attraverso accordi con società specializzate per snellire i processi giudiziari. L’implementazione, già diffusa nei più importanti centri di Kenya e Tanzania, offre al continente l’opportunità di svolgere un ruolo chiave nel plasmare il futuro legale dell’AI.
Conquistano i riflettori anche preoccupazioni etiche di varia natura. L’ex CEO di Google Eric Schmidt, durante un’intervista al podcast “The Prof G Show”, si dichiara molto preoccupato per le possibili infatuazioni romantiche dei giovani per i chatbot AI. “Un tipo di ossessione possibile, soprattutto per le persone che non sono ancora completamente formate“. Schmidt ha definito questo pericolo un “problema inaspettato della tecnologia esistente“.
In effetti si tratta di una stortura angosciante che il mondo ha già tristemente, in parte, imparato a conoscere con la vicenda del suicidio di un ragazzo di 14 anni, in Florida, ossessionato da una inquietante relazione con un chatbot di Character.AI. E proprio in questo contesto, mentre affronta la causa conseguente alla vicenda, Character annuncia la rimozione di migliaia di personaggi creati dagli utenti. In realtà la decisione, più che da motivi etici, sembra connessa all’adesione dell’azienda al Digital Millennium Copyright Act e alla legge sul copyright. I chatbot sono creati su modello di personaggi protetti da diritto d’autore, spesso provenienti dal mondo del fantasy.
Il diritto d’autore torna anche in un nuovo dibattuto capitolo targato OpenAI. Un gruppo di artisti scatena una protesta contro l’azienda accusandola di sfruttare la manodopera creativa attraverso il suo generatore video Sora. Dopo aver ottenuto un accesso anticipato al modello, i tester hanno clamorosamente divulgato il software su Hugging Face. OpenAI ha costretto i ‘manifestanti’ a chiudere il modello dopo sole tre ore.
Come sempre non mancano applicazioni interessanti in ambiti disparati.
All’aeroporto di Heathrow, spazio aereo più congestionato del Regno Unito, spicca un nuovo sistema in fase di sperimentazione denominato Amy per assistere tramite AI i controllori.
E un bel progetto arriva poi dalla startup sud coreana Fainders.AI. L’azienda introduce un bancone per negozi automatizzato con AI. I clienti potranno semplicemente appoggiare sul banco tutti gli articoli che intendono acquistare e il modello riconoscerà accuratamente i prodotti in un secondo o due.
Anche in Italia si muovono venti di innovazione con la presentazione della più recente versione di Minerva, modello linguistico della Sapienza di Roma addestrato con i supercomputer di Leonardo. Passa dai 3 ai 7 miliardi di parametri.
Proseguono intanto le sfide tra big tech, con qualche novità.
Un nuovo personaggio entra in scena per competere con Apple, Google e Samsung nel mercato dei device AI. Motorola annuncia infatti il programma open beta Moto AI, suo primo pacchetto con intelligenza artificiale che sarà disponibile per dispositivi selezionati.
Infine, dopo l’investimento di Google di 2 miliardi di qualche settimana fa, Anthropic è oggetto di un nuovo corposo investimento da parte di Amazon (4 miliardi). Uno sviluppo che somiglia tanto a un braccio di ferro tra Google e Amazon per il controllo della tecnologia dei fratelli Amodei.
Il nuovo appuntamento di AI Talks, il nostro format di interviste alla scoperta dell’intelligenza artificiale, è con Oreste Pollicino, Full Professor of Constitutional Law and AI regulation presso l’Università Bocconi.
Con lui abbiamo trattato di autonomia, digital distrust europeo, regolamentazione, futuro delle professioni legali e molto altro.